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RUOTE della CAROVANA

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L’ARMONIA CHE MERAVIGLIA - PROFEZIA DEL FUTURO

Il lupo dimorerà insieme con l'agnello,
la pantera si sdraierà accanto al capretto;
il vitello e il leoncello pascoleranno insieme
e un fanciullo li guiderà.
La vacca e l'orsa pascoleranno insieme;
si sdraieranno insieme i loro piccoli.
Il leone si ciberà di paglia, come il bue.
Il lattante si trastullerà sulla buca dell'aspide;
il bambino metterà la mano nel covo di serpenti velenosi.
(Is 11,6-8)

Isaia sembra avere la visione di una utopia straordinaria, aveva bisogno di descrivere una società riconciliata in cui fosse possibile la coesistenza degli opposti, niente di meglio che questa visione di un insieme di animali che nell’esperienza comune sembrano nemici ed incapaci di convivere tra loro e con gli uomini.
Siamo nel 716 a.C., gli Assiri hanno distrutto il Regno del Nord della Palestina, per il futuro c’è solo da temere il peggio;  nel regno di Giuda era salito al trono il giovane Acaz, della famiglia di Davide, come lui rivestito della Benedizione di Dio.
Ci vuole coraggio, allora ecco la visione di Isaia, che non è un sognatore patentato, ma un uomo di fede che nel buio del presente sa “vedere” cose che gli altri non riescono a distinguere e ciò che pare assolutamente improponibile per lui diventa qualcosa di tangibile e reale.
L’immagine del regno futuro è quella di un mondo pacificato in cui la coabitazione degli animali è segno concreto della pacificazione tra gli uomini, fino all’assurdo di veder il leone che si nutre di paglia.
Non ci interessa come storicamente siano andate effettivamente le cose, ma il fatto che la visione di Isaia diventa anticipazione del futuro Regno di Dio. Questo non ci deve fare meraviglia perché il Regno di Dio futuro è immaginato da sempre come un nuovo Paradiso terrestre in cui tutto quanto Dio ha creato, piante, animali ed uomo è buono ed in armonia.
Perché questo discorso? Il rapporto uomo e animale che si realizza in circo sembra quasi raffigurare l’immagine di Isaia (non esageriamo, è solo una idea). Rendere addomesticati animali che in natura sono feroci, muove meraviglia ed incredulità. Tanta incredulità che gli addestratori finiscono, nell’immaginario pubblico, per diventare spietati aguzzini che ottengono lo spettacolo con la forza e la ferocia.
I circensi sanno bene quanta pazienza, quanta familiarità, quanti bocconcini servono per addestrare animali che in qualche modo sono già domestici, nel senso che sono nati in cattività, spesso nello stesso circo dove sono addestrati. Certo non manca qualche schiocco di frusta o qualche toccata, ne più e ne meno di come insegniamo al nostro cucciolo a non fare la pipì in casa o a non rosicchiare le gambe del tavolo. Non voglio dilungarmi in tecniche, né in difese d’ufficio, non voglio neppure generalizzare perché nel circo, come in ogni ambiente c’è qualcuno che si improvvisa o che sbaglia, ma questo non deve compromettere tutta la categoria. Vorrei solo parlare del risultato, quello che nello spettacolo si vede.
C’è un’armonia nuova, insospettata … il rapporto uomo animale così particolare suscita meraviglia. Non domandiamoci cosa ci sta dietro, domandiamoci piuttosto cosa ci sta davanti.
Dietro c’è tanta passione, sacrifici, impegno, attesa paziente, prove e ripetizioni, conoscenza di ogni singolo animale, una sapienza antica; davanti c’è la meraviglia, un’immagine “impossibile” proprio come quella di Isaia.
Quanto di impossibile sta davanti alla nostra vita, alla nostra società, al nostro mondo! … quante cose ci sembrano inarrivabili! Ecco la gente del Circo propone la sua esperienza ed il suo spettacolo fatto di uomini che rischiano l’impossibile, di complicità con animali altrove feroci e selvatici, per dirci che forse l’impossibile può diventare raggiungibile, l’osare paziente ed intelligente ci può far superare ostacoli, che un mondo diverso si può sognare concretamente, che Isaia non era un pazzo visionario.

In Cammino 2010-1